Che il presidente del Consiglio tecnico incaricato (dai partiti incapaci e dal Presidente della Repubblica che ricorda un solo boom) prendesse le difese di Equitalia era naturalmente un fatto scontato. E anche giusto. Equitalia rappresenta lo Stato nella esazione dei crediti verso i contribuenti morosi. Che lo facesse con parole così dure da conquistarsi la prima pagina di tutti i giornali era invece meno scontato. Se non altro per mero calcolo opportunistico di visibilità di fronte ai cittadini rappresentati. E vessati.
Mario Monti incontra i vertici Equitalia, si reca egli stesso a visitarne gli uffici e dichiara senza mezzi termini che: “Voi non fate altro che applicare la legge: pagare le tasse è un dovere. Poi possiamo e dobbiamo discutere su come ridurre la pressione fiscale, cercando di colpire le categorie meno facilmente rintracciabili“. Aggiungendo poi, tanto per metterci il classico asso: “se tutti pagassimo il dovuto, tutti pagherebbero meno“.
Monti esprime solidarietà al personale Equitalia e chiede che i toni si abbassino, difende l’operato di Equitalia e ritiene che l’agenzia di riscossione sia stata fatta oggetto di polemiche strumentali, esprime con queste parole la sua personale opinione (che però non è quella di un qualsiasi cittadino bensì quella del premier che tutti dovrebbe rappresentarli): “Bisogna porre molta attenzione alle parole che si utilizzano nei confronti dell’Agenzia delle Entrate e di Equitalia e dei loro funzionari, attribuendogli responsabilità che esulano dai loro compiti. Le parole sono pietre, scriveva Carlo Levi, e purtroppo nel clima difficile che sta attraversando il nostro paese, dovuto ad una grave crisi economica, troppo facilmente siete diventati oggetto di polemiche strumentali e a volte vittime di atti violenti. Questo non è accettabile… non tocca chi già paga le tasse, ma è rivolta contro chi non la ha mai pagate. L’obiettivo deve essere di colpire le aree dove c’è un fenomeno diffuso di evasione fiscale”.
Poi però, forse resosi conto della gravità di tali parole di fronte ai numerosi suicidi o forse per puro calcolo politico, quasi le classiche lacrime di forneriana memoria, precisa: “Il fisco deve diventare sempre più efficace e sempre meno intrusivo. Un’operazione che ci vede tutti impegnati, ad ogni livello, a rendere le tasse accettabili” e ricorda le recenti misure normative in materia adottate dal suo Governo: “La prima riguarda proprio la possibilità di rateizzare il debito contratto con il fisco. Da marzo Equitalia ha innalzato da 5 mila a 20 mila euro la soglia d’importo per ottenere automaticamente la rateizzazione. L’obiettivo è proprio quello di riuscire a favorire chi è in difficoltà consentendogli di poter pagare il dovuto al fisco, anche prorogando di ulteriori 72 rate il piano di dilazione già concesso. Allo stesso tempo sono stati messi a disposizione oltre 2 miliardi di euro per i rimborsi dei crediti Iva a favore delle imprese, degli artigiani e dei professionisti. Un provvedimento che è a beneficio di oltre 11 mila imprese e che speriamo si possa presto collegare anche il tema urgente e necessario dei rimborsi della Pubblica Amministrazione“.
Il presidente Monti evidentemente ritiene però i suicidi, parole sue di pochi giorni fa, “inevitabili tragedie effetto della crisi“, non considera forse che non esiste esattore (tranne Cosa Nostra) capace di inviare cartelle esattoriali intimando a pagare -a volte anche migliaia di euro- “entro e non oltre 5 giorni dal ricevimento della presente“, non considera forse che Equitalia congela depositi bancari e mezzi di lavoro senza i quali diventa proprio impossibile lavorare e pagare per mettersi in regola, dimentica che spesso e volentieri Equitalia ha messo all’asta beni di contribuenti morosi senza neanche le dovute comunicazioni vendendo case (anche prime abitazioni) quasi all’insaputa del legittimo proprietario, dimentica ancora che un fisco equo non chiede il 100% di interessi al piccolo/medio contribuente facendo poi rientrare capitali illeciti enormi con appena il 5% dilazionato, dimentica ancora che un fisco equo (perché possa essere considerato veramente tale) premia i cittadini onesti rendendo un buon servizio pubblico cosa che, in Italia, dalla Sanità ai trasporti e dalla Rai alla sicurezza non si può certo dire.
E ancora il cittadino ha diritto al rispetto che qualsiasi aula di Giustizia rende agli imputati per fatti di mafia (potere della intimidazione mafiosa), mentre spesso il cittadino vessato (che magari si vede recapitate tre diverse cartelle esattoriali per lo stesso tributo) viene trattato da parte di alcuni dipendenti Equitalia, malati forse di protagonismo, come l’ultimo dei delinquenti con frasi irrispettose e laconici “questo è un problema suo, l’ufficio ha sempre ragione” (?).
Infine uno Stato che vuole un fisco equo prima di ogni altra cosa spende bene i suoi fondi e prevede il pignoramento dei beni di natura mafiosa o provenienti da tangenti. Poi punisce quei cittadini che proprio le tasse non vogliono pagarle. Non punisce per primi quei cittadini che quelle tasse proprio non possono pagarle.
Ma questa è un’altra storia, di un Paese democratico, di una democrazia che viene dagli antichi filosofi greci. Non certo dal mondo finanziario di cui il premier è stato illustre esponente.
Luigi Asero